L’Africa è questa.
È magia.
È il sorriso di un bambino.
È la gioia per un pallone.
È la serenità dei bambini che anche a 4 anni vanno in giro da soli o aiutano gli animali a pascolare.
È la quotidianità lenta, con tanti imprevisti ma con tanta leggerezza.
È la disponibilità delle suore a donarci tutto quello che avevano e anche di più.
È la voglia dei bambini di studiare.
È la curiosità delle ragazze di toccare i capelli miei e di Silvia.
È la felicità delle suore nel vedere Matteo che, nonostante la lingua diversa, era perfettamente in armonia e in sincronia con loro.
È la sopportazione di Giampaolo a ore di viaggio con le ginocchia in gola, perché alla fine, ne valeva la pena. Ne è valsa sempre la pena.

È la meraviglia del swahili che non muore mai dentro il cuore e la testa dei miei genitori.
È la continua richiesta di tutte le persone a noi care, nonostante gli anni ormai passati, di dove fossero Mwendwa (Pierbruno) e la moglie Mariagrazia.
È qualcosa che se non la tocchi non potrai mai capire effettivamente cos’è.
È fatta di difficoltà, di povertà, di posti disagiati.

Ma è fatta di persone come noi, che provano a costruire, vivere, amare.
È fatta di paesaggi meravigliosi, della via lattea la notte e del sole rosso all’alba.
È tutto questo e molto altro.