Perchè L'africa?

Di Francesco Ricci | Estate 2022

Raccontare l’Africa è diverso che viverla, anche se per pochi giorni.
Le radici della nostra famiglia appartengono a quei posti: io e Marisa abbiamo vissuto lì appena dopo esserci sposati, per due anni in solitudine come “bianchi”, circondati da persone di fattezze e cultura diverse. Si è creato però un legame particolare con questa terra.
Un legame forte che ha qualcosa di razionale, ma anche qualcosa di poco razionale, e mi spiego.

La scelta dell’Africa è stata una vera e propria scelta di vita, fatta a “tavolino” (potremmo dire, cioè molto ragionata) e cresciuta negli anni universitari e della specializzazione, con i corsi di studio ed orientamento fatti con alcune ONG italiane.
E’ stata una scelta preferenziale con i più poveri del mondo per condividere “con” loro un pezzo di strada, di vita, di professione, di educazione alla salute. La nostra associazione (LVIA) ci fece la richiesta di fare una scelta molto cristiana di comunità (la nostra comunità è stata la nostra famiglia) e povertà (non ricevevamo infatti lo stipendio che il Ministero dava all'associazione stessa, ma lo versavamo loro per il progetto nel quale lavoravamo).

Non ci mancava comunque nulla in quanto avevamo una cassa con la quale potevamo comprare tutto quello di cui avevamo bisogno, comprese le ferie. Una scelta “folle”, ma con questa scelta abbiamo assaporato il vero senso della libertà, il non essere dipendenti da nessuno, se non dalla propria coscienza, dalle proprie capacità, mettendo il proprio lavoro e la propria vita al servizio degli altri.

I primi tempi sono stati durissimi. L’isolamento culturale si sente in modo acutissimo e il contatto con altre persone che non hanno lo stesso tuo background ti fa pensare: “Ma che cosa ci sono venuto a fare qui? Non riuscirò a fare nulla e in più perderò due anni e mezzo della mia, della nostra vita”.

Poi, piano piano, conoscendo la gente, parlando, entrando in comunicazione profonda con tante persone che lavoravano con noi e che erano diventate il nostro ambiente, abbiamo cominciato a entrare in questa nuova comunità, fino a sentirci parte integrante.

Quando Padre Patrick ci ha chiesto nella Messa di saluto nel 1990 di non lasciarli soli, ci è sembrata una richiesta ovvia: come potevamo lasciare quel mondo che era diventato il nostro mondo?

E qui viene la parte meno razionale: ci sentiamo legati a doppio filo con quelle persone, con quella terra (sì proprio il suolo) così particolare. Anche l’ambiente mi (ci) condiziona molto: la Tanzania è terra di colori forti, molto intensi. Non c’è spazio per le sfumature. Il giorno dura 12 ore e poi è notte, profonda, con un cielo che non è possibile vedere altrove. “Domani è un altro giorno”: questa visione ciclica della vita che si conclude con il calare del sole, e che purtroppo abbiamo perso, dà un senso di libertà e di riposo della mente che non potete immaginare. Non c’è televisione, l’uso del cellulare costa tantissimo per cui si comunica molto a voce, con gli sguardi, con gli abbracci, con i silenzi.

Già, il silenzio dell’Africa è profondo, purissimo, incontaminato. Lì è nato Pierbruno, ma è come se ci fossero nati anche Giampaolo e Maria Irene e tutte le volte che poso nuovamente piede in terra africana, sento come se si ricompone una unità nel mio essere.
Mi sento nuovamente completo. I nostri fratelli e amici di lì sono migliori di noi e dei nostri fratelli e amici di qui.
Più poveri, ma più veri, legati all’essenziale, spesso confusi dalle ristrettezze economiche, ma sempre sorridenti e ottimisti.

Una sera, in uno dei nostri viaggi, quando facemmo un piccolo incontro di saluto in una stanzetta della parrocchia di Iguguno, la suora che era allora responsabile di quella comunità, ci disse una frase che non posso dimenticare.
“Non vi conoscevo, ma sono stupita di una cosa: di quanto siete incarnati nella nostra realtà: sembrate due di noi!".
Certo, un complimento fatto a ospiti tradizionalmente molto generosi, ma l’ho sentito sincero e pieno di gioia.

Oggi AMANI EDUCATION ODV prosegue lo stesso cammino, sulla strada della condivisione e della fratellanza.